Mercoledì Meta Platforms, la società madre di Facebook, ha subito un duro colpo quando il Tribunale generale d'Europa ha convalidato le richieste di informazioni della Commissione europea relative alla sua indagine sul trattamento dei dati di Facebook e sulle attività del mercato online.
Questa decisione ha rappresentato una battuta d’arresto significativa per il colosso della tecnologia, che era stato apertamente critico nei confronti dell’indagine della Commissione, paragonandola a un’operazione di pesca a strascico eccessivamente aggressiva.
Meta è sottoposto ad un attento esame in Europa
La sentenza del Tribunale di Lussemburgo ha respinto le affermazioni di Meta secondo cui le richieste di documentazione della Commissione, dent attraverso specifici termini di ricerca, erano eccessive.
Nella sua risposta, la Corte ha affermato: “Meta Platforms Ireland non ha dimostrato con successo che la richiesta di fornire documenti da dent mediante termini di ricerca andava oltre quanto era necessario”.
Questa sentenza sottolinea il crescente controllo che il colosso della tecnologia, e in effetti il settore tecnologico in generale, deve affrontare all’interno dell’Unione Europea. La regione si è posizionata come leader globale nei diritti digitali e nella protezione dei dati, applicando normative rigorose per garantire che le aziende tecnologiche aderiscano a pratiche di dati eque ed etiche.
Inoltre, la Corte ha respinto l'affermazione di Meta secondo cui la creazione di una data room virtuale non offriva un'adeguata protezione dei dati personali sensibili.
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La sentenza della Corte si aggiunge alla pressione normativa sulla società, che è già alle prese con indagini e cause legali simili negli Stati Uniti e in altre regioni.
Risposta ed eventuale ricorso
Nonostante la battuta d’arresto, un portavoce di Meta ha dichiarato che la società stava “considerando le sue opzioni” in seguito alla sentenza del tribunale. La società può ancora ricorrere in cassazione alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, la più alta corte d'Europa.
In una dichiarazione, il portavoce di Meta ha anche sottolineato la volontà di cooperare con le autorità di regolamentazione, affermando: "Accogliamo con favore anche la data room virtuale istituita dalla Corte, che ha riconosciuto che le informazioni puramente private - comprese le cartelle cliniche personali - non hanno alcuna rilevanza per qualsiasi indagine sulla concorrenza". .”
Il colosso della tecnologia ha inoltre osservato di aver già presentato più di un milione di documenti dal 2019, anche se ha espresso dubbi sulla necessità e proporzionalità delle richieste di dati. Questo sentimento trova eco in un numero crescente di aziende che hanno iniziato a criticare tali richieste.
Il caso in corso, denominato T-451/20 Meta Platforms Ireland contro Commissione e T-452/20 Meta Platforms Ireland contro Commissione, segna un punto cruciale nella posizione normativa dell'UE sulle aziende tecnologiche e sulle loro pratiche relative ai dati.
Sebbene l’esito di qualsiasi potenziale appello rimanga incerto, questo caso illustra le continue sfide affrontate dai giganti della tecnologia come Meta nel navigare nel complesso panorama normativo dell’era digitale.